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La Liguria di Ponente: l’unicità dei vitigni

Dalla sapidità marina del Pigato al raro Moscatello di Taggia, dalla Granaccia che profuma di storia fino all’eleganza del Rossese, uno dei pochi rossi da pesce

Bere vini del Ponente ligure significa anzitutto cercare la massima espressione della territorialità. Perché una caratteristica che accomuna tutti questi vini è proprio la loro unicità, espressione di alcuni vitigni che possiamo trovare solo qui. Le aree vitate, di solito un pugno di colline di media altezza, corrispondono a denominazioni che si sono formate intorno ad alcune zone vocate per un singolo vitigno: Albenga per il Pigato, Quiliano per la Granaccia, Pornassio per l’Ormeasco, Taggia per il Moscatello e Dolceacqua per il Rossese. Confini che nel tempo hanno superato il territorio amministrativo del comune per allargarsi alle campagne vicine. Un panorama vitivinicolo che non sarebbe completo senza citare il Vermentino, che si esprime egualmente bene in tutto il Ponente. 
Le cantine a loro volta hanno dimensioni limitate: non esiste la grande proprietà erede del latifondo come accade in altre regioni – la Toscana o la Sicilia per esempio – così come non troviamo aziende di grande capitalizzazione. Le aziende del Ponente Ligure hanno di solito dimensioni ridotte, sono espressione di un’impresa di famiglia che ha dato forma di vigneto ad alcune zone spesso impervie. Il Ponente esprime una viticoltura di cru, di poggi, di singoli vigneti. Ecco perché per proporre questi vini in maniera corretta bisogna anzitutto raccontare questo territorio, nelle sue peculiarità.

I nostri vini a Ponente

Podere Grecale – Bussana di Sanremo (Im)

Podere Grecale

Bussana ha il fascino di un paese immobilizzato nel tempo da un terremoto, come una piccola Pompei, che è stata rilanciata da alcune famiglie di artisti capaci di renderla uno dei centri più interessanti del Ponente. Le vigne di quest’azienda, caso quasi unico a Ponente, sono affacciate sul mare e possono perciò godere di un’esposizione eccezionale. Ne gode il Vermentino che risulta di una particolare sapidità, ma anche il raro Moscatello di Taggia recuperato da alcune vecchie vigne, che si beve sia in versione passita sia come vino secco dai sentori aromatici.

Imperdibile… il Vermentino metodo ancestrale Frizantin da proporre come curiosità agli appassionati di bollicine.

Tenuta Anfosso – Soldano (Im)

tenuta anfosso

Soldano è a metà strada tra la spiaggia di Bordighera e l’abitato medievale di Apricale. Un tempo questo era il marchesato di Dolceacqua e non è un caso che oggi sia uno dei centri principali per la produzione del Rossese. Le vigne vecchie di quest’azienda risalgono alla fine dell’Ottocento, cinque ettari in alcuni dei cru più pregiati: Poggio Pini, Luvaira e Fulavin che danno vita ad altrettanti Rossese. Vini eleganti, dal naso franco, che si contraddistinguono proprio per la pulizia dei piccoli frutti. 

Imperdibile… il Rossese Bianco, un vitigno antichissimo, prefilossera, una sorta di fossile enoico che può far provare un’emozione agli appassionati. 

Kà Mancinè – Soldano (Im)

Kà Mancinè

Chi vuol proporre il vino di quest’azienda deve partire dal colpo d’occhio, da quell’anfiteatro di vigne (la definizione questa volta calza a pennello) che si presenta a chi arriva nella casa dei “Mancinei” di Soldano. Due i Dolceacqua prodotti, due vini che rappresentano da un lato il Rossese più fresco, giovane, da abbinare anche a un bel ciuppin, o quello più elegante, austero, che mette in campo tutte le potenzialità di questo vitigno.

Imperdibile… il Rossese Dolceacqua Galeae, tutta eleganza e austerità. Un vino che può essere apprezzato da chi ama i grandi vini da uve nebbiolo. 

Azienda agricola Mauro Zino – Dolceacqua (Im)

Azienda agricola Mauro Zino

Il ponte in pietra di Dolceacqua, con il Castello Doria sullo sfondo, rappresenta una delle immagini iconiche della Liguria. Dolceacqua oggi è anche la capitale indiscussa del Rossese, con alcune aziende che ne hanno fatto la storia e grazie ad alcuni giovani che hanno continuato a crederci. Tra questi c’è sicuramente Mauro Luigi che coltiva le vigne del bisnonno a circa 400 metri slm in terreni terrazzati (le “fasce”) con i classici muretti a secco. Fa un solo Dolceacqua, ma che bomba: naso franco, con note erbacee e di erbe aromatiche, decisamente minerale

Imperdibile… nell’accompagnare il Brandacujun, con le patate e le olive. In estate anche con qualche grado in meno di temperatura.

Deperi – Ranzo (Im)

Deperi

Dici Deperi e immediatamente pensi a uno dei vertici della viticoltura ligure per almeno tre diverse tipologie di vino: i bianchi Pigato e Vermentino e il rosso Ormeasco, gemello del Dolcetto, che possono contare su un mix di terre rosse ricche di minerali, altitudine importante e brezze marine. Il Pigato ha qui la sua terra d’elezione, il Vermentino viene coltivato in località Colombera, di fronte all’isola di Gallinara, con il vento marino ricco di salsedine che si tramuta in una spiccata sapidità. L’Ormeasco è un vino pressoché unico, diffuso storicamente solo qui, che si esalta abbinato a un piatto come il coniglio alla Ligure.

Imperdibile… l’Ormeasco Sciac-tra forse l’unico rosato ottenuto storicamente in Liguria, con un naso molto delicato, dove si esaltano i piccoli frutti. Un vino che si può tranquillamente proporre a tutto pasto, sia con le carni sia con il pesce. 

Innocenzo Turco – Quiliano (Sv)

Innocenzo Turco

In Borgogna i clos sono le aree cinte da muri che identificano i vigneti migliori. A Quiliano, borgo nascosto tra le colline del Savonese un tempo lambito dalla via Aemilia Scauri, un clos esiste, circondato dalle mura del Convento dei Cappuccini. Qui Innocenzo Turco coltiva la sua Granaccia storica, pregiata, forse nella vigna originaria dove questo vigneto fu per la prima volta piantato a metà del Cinquecento quando arrivò al seguito delle navi spagnole. Oggi Innocenzo Turco ne ha fatto il suo vessillo, in diverse vinificazioni, dall’affinamento in legno di una singola vigna (il mitico Vigneto Cappuccini) a In Rosa dove invece emerge tutta la delicatezza di questo vitigno. 

Imperdibile... proporre la Granaccia di Quiliano partendo dalla storia controversa di questo vitigno, arrivato dal mare e acclimatatosi solo qui. Un rosso dalle numerose sfaccettature che si esprime alla perfezione con la cucina di carne e verdure della Liguria.

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