Gin Piero: la storia di Gianpiero Giuliano e del suo gin italiano

Ci sono percorsi professionali che seguono una linea retta e altri che assomigliano a un viaggio, con deviazioni inaspettate che si rivelano la vera destinazione.

Quella di Gianpiero Giuliano e del suo Gin Piero appartiene a questa seconda categoria. È la storia di un manager internazionale che per 22 anni ha girato il mondo vendendo sistemi ottici per la chirurgia e che, da ogni paese, invece di calamite come souvenir, portava a casa bottiglie di gin. Una passione nata per caso, diventata una collezione, poi un progetto accademico e infine, per destino, un’etichetta di successo.

«Ho passato parte della mia vita in giro per il mondo. Nel 2010 mi trovavo a Madrid e stavo percependo questa gin tonic mania che poi sarebbe esplosa anche in Italia. Da lì mi innamoro, visito le prime distillerie a Siviglia e Barcellona e comincio a collezionare gin. Nel tempo libero, su un quadernino, mi segnavo dei criteri per descrivere ogni prodotto: l’origine, i sapori, il tipo di distillazione» racconta Gianpiero Giuliano.

La collezione cresce fino a contare 300 bottiglie, e la passione si trasforma in condivisione. Nasce la “Ginpiero Experience, un format con cui Gianpiero porta nei locali del Lago di Garda, dove vive, una selezione dei suoi gin per raccontarli a piccoli gruppi di appassionati.

Ma la vera svolta arriva con un Master MBA. «L’azienda mi propose un ruolo da Direttore Generale e mi iscrissi a un master per colmare alcune competenze. Per la tesi finale, il project work, dovevi applicare i modelli di business imparati a un prodotto di fantasia. E io, chiaramente, lo feci su un gin». Quel progetto sulla carta, che ancora non si chiamava Gin Piero, conteneva già tutta la sua visione: un gin italiano, tradizionale ma con sfumature contemporanee.

 

Il destino in una distilleria storica

Come spesso accade, è il caso a tessere le fila del destino.

«Nel 2018, a un team building aziendale a Pescara, racconto la mia passione a un collega che mi mette in contatto con il gestore di una distilleria storica abruzzese, la distilleria Toro, nata nel 1817 e famosa per il Centerba».

Gianpiero porta con sé la ricetta della sua tesi, producono 20 bottiglie sperimentali e le regala per Natale ad amici e parenti. Un mese dopo, i locali della zona iniziano a chiamarlo per avere quel gin. «Io rispondevo che non avevo un gin, era solo una prova, un gioco. Ma lì mi è nata la classica pulce nell’orecchio». Decide così di avviare una piccola produzione di 500 bottiglie, mantenendo in parallelo il suo lavoro da manager.

Ma la passione prende il sopravvento.

«Nel 2021 decido di mollare tutto. C’è stato uno spostamento del cuore e delle emozioni: mi alzavo la mattina e pensavo al mio gin, andavo a dormire e pensavo al gin. Era un innamoramento totale».

 

La filosofia di Piero: l’equilibrio è tutto

Nasce così Liquid Mine S.R.L., con la distilleria Toro come socio strategico, e una filosofia produttiva chiara e rigorosa, in un mercato affollato da migliaia di etichette.

«Oggi per molti il gin è un vanity asset, un prodotto da personalizzare come una maglietta. Ma il 90% delle etichette sono create da hobbisti. Per me, invece, è lavoro».

Per Gianpiero, la qualità non è un’opinione, ma il risultato di tre fattori: l’esperienza di una distilleria con oltre 200 anni di storia, la selezione di botaniche raccolte principalmente sulla Maiella e, soprattutto, il bilanciamento.

«Il gin in tre giorni è pronto, non è un distillato nobile come il rum. La parte complicata è bilanciarlo, questa è la parola magica. È come il disco di Newton: metti tanti colori e, quando lo giri, deve risultare tutto bianco. L’armonia è il segreto per evitare quelle punte aromatiche che danno fastidio».

 

Una gamma coerente per ogni palato

Partito dal suo London Dry, un gin tradizionale in sei botaniche con il ginepro al centro ma arricchito da sfumature speziate e agrumate, Gianpiero ha sviluppato una gamma coerente. Il Navy Strength a 58° non cambia la ricetta, ma l’alta gradazione offre «un boost pazzesco all’esaltazione dei sapori», rendendolo ideale per un Negroni, un Martini Cocktail o bevuto liscio. L’Old Tom, partendo dalla stessa base, viene addolcito con caramello e zucchero per un finale morbido, perfetto per cocktail come il Tom Collins o i Fizz. Infine, la scommessa vinta: Piero Italiano, un inno al tricolore con sole botaniche italiane, tra cui spicca l’origano, difficilissimo da gestire in distillazione.

Questa versatilità si traduce in un’arma preziosa per bartender e titolari di locali.

«Con quattro prodotti riusciamo a soddisfare quasi tutte le esigenze», spiega Giuliano. Dal gin tonic classico al Pieroma – una sua versione del Paloma con gin e soda al pompelmo rosa – ogni etichetta è pensata per offrire un’esperienza precisa, mantenendo sempre quella riconoscibilità che nasce da un percorso unico: quello di un “commesso viaggiatore”, come ama definirsi, diventato un’etichetta per destino.

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