La Torre alle Tolfe: un Chianti nato dal mare e custodito dalla storia

Immaginate di passeggiare tra i filari di un vigneto nel cuore del Chianti e di inciampare non in un sasso qualunque, ma in una conchiglia fossile, un’ostrica di tre milioni di anni fa…

Non è l’inizio di un romanzo, ma la realtà di La Torre alle Tolfe, una tenuta dove la storia affonda le radici in un passato geologico inaspettato, dando vita a vini che sono la pura espressione di un territorio unico. Un racconto di coraggio, visione e autenticità che Timossi è orgogliosa di portare nel mondo dell’Ho.Re.Ca..

Dalla Torre di Carlo Magno alla visione di Mania Castelli

La storia di La Torre alle Tolfe è prima di tutto scolpita nella pietra. Quella della sua torre d’avvistamento, commissionata nientemeno che da Carlo Magno nell’VIII secolo a un certo Tolfo dei Gricci, per dialogare a vista con la vicina Siena.

Per secoli, questa sentinella di pietra è rimasta nascosta, inglobata nelle mura della villa padronale, finché il padre dell’attuale proprietaria, Marco Castelli, non l’ha riportata alla luce con un restauro paziente e appassionato.

Oggi, a custodire questo patrimonio è sua figlia, Mania Castelli. Dopo una lunga esperienza in Inghilterra come veterinaria, nel 2015 Mania è tornata a casa per prendere in mano le redini della tenuta di famiglia. Con lei, l’azienda ha intrapreso una nuova, coraggiosa evoluzione: non più solo produzione di vino e olio, ma un progetto olistico che unisce ospitalità di charme e un’agricoltura per certi versi rivoluzionaria.

Il segreto è nella sabbia: un terroir marino nel cuore della Toscana

Ci troviamo nel Chianti Colli Senesi, in un’area separata dalla zona del Chianti Classico solo dal piccolo fiume Bozzone. Qui, però, la terra racconta una storia diversa rispetto all’altra sponda. Nel Pliocene, il mare sommergeva queste colline, lasciando in eredità un suolo ricco di sabbia e fossili marini. Questa particolarità, che potrebbe sembrare uno svantaggio, è diventata il più grande punto di forza di Torre alle Tolfe.

A differenza delle argille pesanti tipiche di altre zone, la sabbia dona ai vini una freschezza, un’aciditàvibrante e una sapidità quasi salina, che ne definiscono la personalità inconfondibile. Lavorare questa terra, però, richiede un patto di rispetto e collaborazione. È qui che entra in gioco la filosofia dell’agricoltura rigenerativa.

Non si tratta semplicemente di coltivazione biologica, ma di un approccio che mira a restituire alla terra più di quanto le si toglie. A Torre alle Tolfe si crea un compost “fatto in casa” con il contributo degli animali della fattoria – pecore, cavalli, galline – per riattivare la vita microbica del suolo.

Se non avessimo biodiversità nel vigneto – spiegano dalla cantina – non avremmo lieviti indigeni sulle bucce degli acini e non potremmo fare le nostre fermentazioni spontanee. È un cerchio virtuoso che parte dalla terra e arriva, intatto, nel bicchiere.

L’eresia e il coraggio: i Monovarietali

Questa filosofia prosegue coerentemente in cantina. Le fermentazioni sono spontanee, l’uso di additivi è bandito e la solforosa è ridotta al minimo.

La vera scommessa, iniziata con l’enologo Giacomo Mastretta nel 2018 e continuata oggi dall’enologa Teresa Castellani, è stata quella di puntare sui vitigni autoctoni in purezza.

Se solitamente Canaiolo, Ciliegiolo e Colorino finiscono nel blend del Chianti, a Torre alle Tolfe diventano protagonisti assoluti. Una scelta audace, che permette di scoprire l’anima autentica di queste uve.

Ma tra tutte, una brilla di luce propria.

Il gioiello della corona: un Colorino speziato e ribelle

Il vero tesoro nascosto di La Torre alle Tolfe è il Colorino in purezza. Questo vitigno, spesso considerato rustico e secondario, qui rivela un’eleganza e una complessità sorprendenti. Grazie a un clone aziendale particolarmente fortunato e all’influenza dei suoli sabbiosi che ne esaltano gli aromi, il Colorino di Torre alle Tolfe sprigiona un bouquet unico, con note decise di pepe nero, noce moscata e chiodi di garofano.


Altri hanno provato a vinificarlo in purezza, ma non hanno mai ottenuto questa intensità speziata – ci raccontano.

È un vino raro, un’etichetta di punta che incarna perfettamente lo spirito della tenuta: la capacità di trovare l’eccellenza guardando in una direzione inaspettata.

Un partner per raccontare l’eccellenza

Quello di La Torre alle Tolfe è un ecosistema in cui storia, natura e ingegno umano collaborano per creare qualcosa di irripetibile. I loro vini – dal Chianti Colli Senesi ai rivoluzionari monovarietali – sono un omaggio a un territorio unico e a una filosofia produttiva che guarda al futuro.

Una filosofia sposata in pieno da Timossi, per offrire ai professionisti dell’Ho.Re.C.a non solo un prodotto, ma una storia autentica da condividere con i propri clienti.

Condividi l'articolo

Altri articoli che potrebbero interessarti...