Riassunto
Elisabetta Timossi racconta il passaggio di testimone verso la terza generazione: un’evoluzione naturale fatta di nuove competenze, storie familiari e visione condivisa. Un percorso che valorizza il passato e prepara il futuro del mondo Timossi.
Dopo aver ripercorso le origini dell’azienda Timossi con la storia di Armando e il cammino dei suoi cinque figli, arriviamo oggi al punto in cui ogni storia familiare, prima o poi, si ritrova: il momento del passaggio di testimone. Un passaggio che in Timossi non viene vissuto come uno strappo, ma come un’evoluzione naturale, quasi fisiologica, che arriva dopo quasi settant’anni di lavoro, scelte coraggiose e responsabilità condivise.
A raccontare la terza tappa del percorso è sempre Elisabetta Timossi, voce della memoria e testimone diretta di questo nuovo passaggio generazionale.
Ormai ci siamo. Siamo arrivati alla terza generazione della famiglia Timossi e ci sono tanti cambiamenti in atto. Come vedete questo futuro passaggio di testimone?
Sappiamo bene che non siamo più giovani e che un’azienda che cresce così velocemente richiede nuove energie, competenze diverse, occhi giovani. Non tutti i nostri figli hanno scelto di entrare in azienda ed è giusto così. Allo stesso tempo, siamo consapevoli che il lavoro che oggi portiamo avanti non può essere sostenuto da poche persone, né può contare sulle conoscenze accumulate in quasi mezzo secolo e trasmissibili solo con il tempo.
Ecco perché immaginiamo che i ruoli che, come seconda generazione, abbiamo custodito per decenni, saranno un domani distribuiti tra più figure, alcune interne alla famiglia, altre esterne. È un passaggio che papà Armando avrebbe definito “di buon senso” e che noi viviamo con consapevolezza e coraggio e come la prova che l’azienda continua a crescere.
Torniamo alla Holding e al Gruppo Timossi. Che ruolo avrà per il futuro delle aziende?
La nostra azienda è cresciuta, questo è evidente: più dipendenti, più realtà imprenditoriali, più responsabilità. Negli ultimi anni, abbiamo cercato di organizzare le attività in una struttura più coordinata, capace di rendere più semplice e armonica la gestione di realtà diverse. Un modo per tenere insieme ciò che nel tempo si è ampliato, mantenendo saldo ciò che da sempre accomuna tutte le aziende del gruppo: i valori, l’approccio al lavoro, il rispetto per il territorio, la responsabilità verso le persone.
Per molto tempo questa struttura è rimasta “dietro le quinte”, perché noi siamo fatti così: lavoriamo, non mettiamo manifesti. Oggi però è arrivato il momento di iniziare a raccontarsi anche all’esterno, con visione e con orgoglio, per rendere ciò che siamo semplicemente più chiaro e leggibile, più forte agli occhi di chi ancora non conosce la complessità e la bellezza del mondo Timossi.
Parlaci di questa terza generazione: quali storie e quali visioni hanno i giovani Timossi e come vedi il loro futuro e quello dell’azienda?
I nostri figli sono cresciuti osservando l’azienda dall’interno, respirandone i ritmi, le relazioni, il senso di appartenenza e, proprio come accadde per noi, ciascuno pian piano ha imboccato la propria strada. Negli anni li ho visti avvicinarsi all’azienda con cautela, curiosità e caratteri molto diversi, e oggi posso dire che ognuno di loro ha trovato, o sta trovando, il proprio spazio naturale.
Andrea è stato il primo ad entrare in azienda seguendo alla lettera gli insegnamenti del nonno: partire dalla gavetta, capire e osservare tutto. Poi, com’è giusto che sia, ha sentito il bisogno di fare un’esperienza all’estero. Da lì è tornato con una passione fortissima per il mondo della birra e ha conseguito il diploma da Beer Sommelier alla Doemens Academy di Monaco.
Oggi, in Timossi, si occupa prevalentemente degli acquisti e delle strategie commerciali ed è anche una delle principali anime della nostra Academy, che per noi rappresenta un modo per dare valore al territorio attraverso la formazione.
Agata, invece, ha scelto una strada diversa. Dopo la Laurea triennale in Economia e Commercio e una specialistica in General Managment, ha deciso di crescere dentro A.D.R. – La Sassellese, l’azienda a cui papà teneva moltissimo. Era quella meno presidiata dalla famiglia, e forse proprio per questo lei se n’è innamorata subito e ora che lo stabilimento è stato raddoppiato, il suo ruolo di General Manager è più importante che mai.
Come se non bastasse, Agata porta avanti con grande energia anche diversi impegni istituzionali: dal Cda della Fondazione de Mari alle varie cariche all’Unione Industriale di Savona fino al Consiglio Generale di Confindustria a Roma. Quando la vedo parlare di territorio e di sinergie, rivedo il carattere di mio padre.
Nicoletta è colei che dà voce e identità a tutto ciò che facciamo. Ha iniziato il suo percorso universitario in Economia e poi un master in Marketing e Comunicazione alla Bocconi.
Quando ci siamo resi conto che l’azienda aveva bisogno di un reparto dedicato alla comunicazione, abbiamo capito che lei era la persona giusta.
In dieci anni quel comparto è cresciuto tantissimo e oggi vive dentro “T’immagini”, la società che ci permette di far conoscere ciò che facciamo, di raccontarci, di valorizzare le realtà del gruppo. È grazie al suo lavoro se oggi possiamo comunicare con maggiore identità, coerenza e professionalità.
Il lavoro di Marta, ultima entrata in azienda, è forse quello più delicato. È responsabile dell’Ufficio Personale e si è specializzata in welfare aziendale. In un’azienda come la nostra, dove per decenni il rapporto con i dipendenti è stato diretto, immediato, familiare, introdurre procedure e nuovi flussi non è e non è stato un compito banale, ma sicuramente era indispensabile. Con l’aumentare dei dipendenti, infatti, serviva una struttura chiara, che mantenesse l’umanità ma garantisse anche ordine e continuità. Marta è riuscita a farlo rispettando la nostra storia.
Parlando della terza generazione, spesso mi chiedono se sono preoccupata.
La verità è che, certo, è un cambiamento grande. Ma quando li guardo lavorare, ognuno nel suo ambito, vedo che hanno qualcosa in comune: la responsabilità. Quella vera, che non si insegna e che viene da ciò che hanno respirato da piccoli.
Il passaggio di testimone non avverrà in un giorno certo. Si tratta di un cammino e, come è sempre successo nella nostra famiglia, lo stiamo percorrendo insieme.
