Riassunto
Dopo anni di boom, il gin premium entra in una fase di maturità: il consumatore cerca valore reale, identità solida e qualità costante. Il caso Tower Hill mostra come evolvere senza perdere autenticità.
Dopo anni di crescita esplosiva, il mondo del gin non si è fermato. Si è evoluto. Il consumatore, più maturo e selettivo, oggi non cerca solo la novità, ma il perfetto equilibrio tra qualità, storia e prezzo
Parliamoci chiaro: chiunque annunci una “crisi” del gin premium sta confondendo la fine di una corsa all’oro con il crollo della miniera. Dopo un decennio di crescita vertiginosa che ha inondato il mercato di etichette, botaniche esotiche e narrazioni improbabili, era inevitabile che la febbre si abbassasse.
I dati internazionali, come quelli dell’autorevole istituto di ricerca IWSR, parlano chiaro: non siamo di fronte a un crollo, ma a una fisiologica fase di maturità. La crescita a doppia cifra si è attenuata, ma il gin non ha perso la sua corona. La sua incredibile versatilità e la sua centralità nella mixology globale ne fanno un pilastro incrollabile del bere contemporaneo. Semplicemente, il mercato è diventato adulto. E con lui, il consumatore.
Il nuovo consumatore: meno status, più valore
L’euforia post-pandemica e le successive pressioni inflazionistiche hanno forgiato un consumatore diverso: più attento, più consapevole e, in definitiva, più esigente. L’era dell’acquisto d’impulso, dove l’etichetta “premium” o “craft” bastava a giustificare qualsiasi prezzo, è tramontata. Oggi, come sottolinea l’IWSR nelle sue analisi per il 2025, assistiamo a una “premiumisation selettiva”: si continua a cercare la qualità, ma si pretende che il valore sia tangibile.
Questa maturità ha introdotto un altro fattore chiave: la fiducia. Dopo una lunga fase di continua scoperta e sperimentazione, il consumatore evoluto ha iniziato a consolidare le proprie preferenze, affezionandosi a marchi storici e affidabili, capaci di garantire una qualità costante nel tempo. La ricerca della novità non si è esaurita, ma ora è bilanciata dal ritorno a certezze che non deludono.
Il caso Tower Hill: design, fiducia e giusto prezzo
In questo scenario, il recente rebranding del Tower Hill London Dry Gin emerge come un caso studio emblematico. L’operazione va ben oltre un semplice restyling estetico; è una risposta strategica alle nuove regole del mercato, volta a consolidare il posizionamento costruendo un’identità visiva che raccontasse una storia.
Il risultato è un packaging premium e super contemporaneo. Lo struzzo, simbolo di fierezza ispirato alla storia della Torre di Londra come antica Royal Menagerie, diventa protagonista su sfondi che giocano con i colori della bandiera inglese. Declinato in sei varianti, il nuovo design crea un colpo d’occhio magnetico in bottigliera e trasforma la bottiglia in un oggetto di design. Questa forte identità visiva nobilita un gin già ampiamente apprezzato nel canale Ho.Re.Ca. per il suo eccellente value for money. L’anima, infatti, resta intatta: una ricetta equilibrata e autentica da London Dry, costruita su botaniche essenziali come ginepro, coriandolo e arancia. Tower Hill dimostra così che è possibile innovare nello stile, mantenendo intatta quella qualità affidabile e quel prezzo corretto che oggi generano la fiducia del consumatore.
Il futuro del gin è nella sostanza
In conclusione, il mercato del gin premium non sta subendo una crisi. Sta semplicemente facendo pulizia. I brand senza una chiara identità o con un prezzo ingiustificato sono destinati a soffrire. Il futuro, invece, appartiene a chi, come insegna l’operazione Tower Hill, riesce a unire qualità solida, affidabilità, uno storytelling che affascina e un prezzo che convince. La corsa all’oro è finita. Ora inizia la maratona della qualità sostenibile.



