Cerca
Close this search box.

Stefano Albenga racconta: Vino e Religione

Prima regola dell’oste: non si parla mai dell’osteria! No, pardon mi sono confuso con altre discipline più combattenti.
Prima di entrare dietro ad un bancone del bar, ti viene insegnato quanto sia sconveniente affrontare tematiche quali: Calcio, Politica e Religione.

Oggi parliamo di vino e “religione”.

Paura eh?

Nell’affrontare le descrizioni di un’etichetta, seppur nota o derivante da territori particolari, la cosa che più rimane impressa è la storiella che la circonda.
Sul Chianti Classico Fattoria di Rignana ci si potrebbe perdere in descrizioni e dati, quasi riempire dei tomi.

Facciamo alcuni esempi?

fattoria-2

Tenuta di 110 ettari di cui 13 a vigneto il resto bosco e ulivo, con qualcosa come 1000 piante di cui molte antichissime. Gli edifici della fattoria sono già mappati intorno all’ XI secolo. Ed è documentato che si produca vino dal 1700, con alcune varietà di allora ancora presenti: Sangiovese e Canaiolo.

Religione dicevamo: tra le antiche famiglie proprietarie della tenuta, si trova la famiglia De’ Ricci. Uno dei componenti più caratteristici fu proprio Scipione de Ricci, Vescovo di Pistoia per parecchi anni, ma non proprio allineato alle idee papali. Ha sempre tenuto delle posizioni un poco più liberiste rispetto alla chiesa di allora, siamo intorno alla fine del 700. Tra i suoi avi si annovera una santa, e tra i suoi successori un tale Bettino Ricasoli… Ministro, eroe del Risorgimento, ma soprattutto, pensate un pò: il primo che ha redatto una “ricetta” per confezionare un Chianti nell’Anno 1872; la prima La DOC sarà del 1967! Un secolo dopo!

13-Rignana-123-1024x685

Tornando a Scipione De Ricci, dopo 11 anni di Vescovato è stato “convinto” a ritirarsi a vita privata, ha auspicato che il passaggio di Napoleone potesse portare benefici ai suoi ideali, ma anche questa volta le sue speranze sono state disattese. Ha quindi definitivamente rinunciato alla carriera ecclesiastica e si è ritirato proprio alla Tenuta di Rignana, probabilmente a produrre vino. È sepolto in un sarcofago monumentale nella chiesa privata annessa alla cantina!

Due parole sull’etichetta: un chianti della tradizione, prodotto nella conca d’oro di Panzano, una delle aree più importanti della Toscana.
I vitigni sono quelli della ricetta storica, l’affinamento è solo in botti grandi ed il risultato è un Chianti succoso, rosso rubino intenso, profumi di frutta e viola, tannini morbidi freschi con ottima sapidità sul finale. Rispecchia piacevolmente la tipicità dell’annata e del territorio. Poi è anche Biologico.

Come si può evincere, l’argomento religione e vino, possono andare d’accordo. Lo fanno da secoli.

Condividi l'articolo

Altri articoli che potrebbero interessarti...