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Stefano Albenga racconta: Caldera

Immaginando… Se oggi Federico Fellini passasse da Portacomaro, in quel bassopiano del Piemonte nei pressi di Asti, si fermerebbe sicuramente da Caldera. Il retro della casa/cantina sarebbe stata una perfetta ambientazione per i suoi film, contestualizzati nel primo dopoguerra. Riesco ad immaginare le persone aggirarsi tra le damigiane accatastate, simbolo di un lavoro frenetico e allo stesso tempo lentissimo, adeguato alla necessità che ha il vino di evolvere e migliorarsi. Raccontare Caldera senza calarsi nella magica atmosfera della sua cantina risulterebbe limitato.

Vedrei distintamente uomini e donne in costume del tempo mangiare in un’unica tavolata allestita in cantina e al termine del lauto e genuino pasteggiare, abbandonarsi in balli aggraziati e ritmati, con i musicanti allineati sul gradino al fianco delle botti da 55 ettolitri.

Notte fonda. Nebbia. Portacomaro Stazione è una striscia di case costruite stile Far West, una borgata di transito, con ai lati tutti i negozi (sarebbe più corretto “Empori”) necessari ai viaggiatori di passaggio, una serie di vetrine che potrebbero essere indicate come una sorta di centro commerciale di un secolo fa.

Personaggi celebri pochi! Solo eroi di guerra, fa eccezione… il nonno di Papa Francesco! Proprio la casa dell’antenato del Pontefice vigila a distanza su questa cantina storica per il grignolino.
La Poggio si chiama esattamente bricco Bergoglio e i Caldera hanno la cantina proprio ai piedi del pendio con le vigne che circondano la collina. Cantina storica, sotto tutti i punti di vista, la conducono Fabrizia Caldera e Roberto Rossi.

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Lui trapiantato da Savona e lei con radici ben salde sul territorio, soprattutto nei modi e nella classica gentilezza Aristocratica sabauda. Il figlio saltuariamente li aiuta in cantina ma per ora si preoccupa di fare il maestro di sci… Biasimarlo?

I vini Rossi d’estate vengono consumati poco per un motivo ben chiaro: quasi mai sono serviti adeguatamente! Il Grignolino invece si presta grandiosamente a questo tipo di proposta. E’ un vino floreale, oggi si direbbe “petaloso”, ha leggere sensazioni che ricordano il profumo di geranio e di rosa, equilibrati alla perfezione dalla mano di Roberto Rossi. Il colore non impenetrabile e i tannini freschi tipici del vitigno lo rendono un abbinamento unico se servito non freddo ma fresco, magari proposto in glacette senza passare prima dal frigo. Nel mio mondo ideale lo vedrei in ogni dehor delle spiagge liguri, per chi ama il vino rossO anche con il caldo.

Un accenno su di “lui”, Atos, altra dimostrazione di vera accoglienza piemontese, poi purtroppo relegato in giardino per una non gestibile esuberanza, e per preservare i preziosi tappeti del salotto di Fabrizia (la vita è fatta di priorità).

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