Stefano Albenga racconta: Derthona, Archetipo Ezio Poggio. Gioconda, Aquile e Leonardo

Stefano Albenga racconta: Derthona, Archetipo Ezio Poggio. Gioconda, Aquile e Leonardo

Derthona e la grande Storia, con la S maiuscola, un binomio magari non noto a tutti ma davvero molto forte. Già per il nome stesso, che deriva proprio dall’antico toponimo con cui era conosciuta la citta di Tortona, incrocio di importantissime strade, fondamentali per mettere in comunicazione il territorio con il resto d’Italia.

Qui si intersecavano le vie Fulvia, Aemilia Scauri e Postumia, che collegavano i grandi centri romani già duemila anni fa. Altro riferimento storico è il formaggio Montebore, prodotto da sempre in zona, che recitava un ruolo da protagonista sul banchetto nuziale tra Gian Galeazzo Sforza e Isabella d’Aragona. Già, Isabella d’Aragona: meglio conosciuta come… La Gioconda! E sapete chi era il cerimoniere di quell’evento? Un famoso gastronomo del tempo, tale Leonardo da Vinci.

Ezio Poggio, enologo e conduttore dell’azienda che porta il suo nome insieme alla sorella Mary, ripete sempre con malcelata malinconia che “fino agli anni 50, queste valli erano tutte vigne!”. Mentre oggi per farle vivere c’è stato bisogno dell’intraprendenza e del coraggio di alcuni visionari, che già una trentina di anni fa iniziarono il recupero di un vitigno storico: il Timorasso.


Dopo la Doc (Derthona appunto), sono state create due sottozone, per sottolineare le differenze anche territoriali. I vigneti dell’azienda sono nelle valli Borbera e Spinti, ed il nome della sottozona è “Terre di Libarna”.

Il vino che se ne ricava è di un colore giallo paglierino, di media intensità, che con l’evoluzione vira sul dorato. Al naso presenta note minerali, agrumate e un’ottima complessità, in bocca spicca la caratteristica nota acida. Queste peculiarità lo rendono un vino unico, molto adatto all’invecchiamento, e gli conferiscono un sapore che si mantiene asciutto, fresco, armonico e strutturato anche dopo molti anni dalla messa in bottiglia.

Il nome dell’etichetta è Archetipo, perché qui sono racchiusi territorio, storia e coraggio, espressione di una forte identità della val Borbera che si vuole far conoscere anche attraverso il vino. L’azienda vanta 50 anni di storia, 30.000 mila bottiglie prodotte e nessun vigneto sotto i 400 metri sul livello del mare. L’Archetipo nasce nelle vigne Prato e Merlassino: e in quest’ultima collina, ogni volta che si varcano i filari si alzano in volo due aquile dal costone vicino, bianconi, varietà autoctona. Come a sottolineare che quella zona è di loro proprietà e noi siamo solo ospiti. Speriamo graditi!

E se chiedete a Ezio Poggio perché qualcuno dovrebbe bere un Timorasso, lui non ha dubbi, sa benissimo cosa rispondervi: perché in un bicchiere del nostro nettare sono racchiusi terra, narrazione e audacia. È l’espressione di un’area dalla forte identità, la val Borbera, che abbiamo l’ambizione di far conoscere, attraverso il vino, in Italia e nel Mondo.

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